I nostri progetti
Walking together
Progetto di integrazione sociale rivolto a donne richiedenti asilo (o già titolari di protezione umanitaria o sussidiaria) residenti nella Vallata del Casentino (AR), che le vede partecipi attivamente nel ruolo di guide turistiche per promuovere il territorio in cui sono ospitate.
Il progetto mira a svilupparsi nella Vallata del Casentino, in provincia di Arezzo. Ai fini del presente progetto si rivela essenziale prendere in considerazione due aspetti del contesto casentinese: da un lato la popolazione femminile di migranti richiedenti asilo, prevalentemente provenienti dalla Nigeria, e contemporaneamente la risorsa che queste donne possono costituire per l’alto valore turistico del territorio in cui sono ospitate: il Casentino.
Tahomà vuole dare l’opportunità a giovani donne richiedenti asilo/titolari di protezione di integrarsi realmente nel territorio che le ospita, attraverso una sua profonda scoperta e conoscenza, al fine di sviluppare nelle donne un forte senso di appartenenza al territorio casentinese. Tale senso di appartenenza e la conseguente consapevolezza di aver un ruolo significativo all’interno del luogo in cui vivono, non solo eviterà alle donne di intraprendere percorsi pericolosi, ma eleverà la loro autostima e le renderà veramente partecipi ed integrate.
Il progetto si pone anche di abbattere gli stereotipi e costruire un rapporto di reciproca fiducia fra le beneficiarie e la comunità ospitante. In Italia le donne richiedenti asilo/titolari di protezione internazionale si configurano come una categoria vulnerabile, perché spesso vittime di tratta e potenzialmente coinvolgibili in percorsi illegali e senz’altro degradanti per la loro dignità e tutela dei diritti basilari. Si verifica infatti spesso che, tutte quelle donne che nel circuito dell’accoglienza non ricevono il supporto necessario, finiscono nel circuito della prostituzione e della criminalità (anche chi riceve tutto il supporto richiesto, non sempre risponde positivamente agli stimoli, soprattutto per questioni di distanza culturale, diffidenza nei confronti di figure professionali quali lo psicologo, lo psichiatra, l’educatore e staff dell’associazione ospitante). Per supporto necessario non ci si riferisce all’accoglienza straordinaria in sé, ma a tutti quei servizi che ad una categoria tanto vulnerabile devono essere riconosciuti ed erogati: sostegno psicologico, orientamento sociale, riconoscimento e valorizzazione delle loro competenze, accompagnamento alla formazione professionale. Molte delle donne coinvolte in questa situazione provengono dalla Nigeria, paese complesso, popoloso e pericoloso. Succede che, se non viene data loro l’opportunità di portare avanti una reale integrazione nel territorio in cui sono ospitate, esse si sentiranno escluse, non appartenenti a quella realtà.
Obiettivi dell’iniziativa sono: rendere le ragazze partecipi attivamente della realtà territoriale casentinese attraverso una effettiva scoperta della stessa; la creazione di un’opportunità di impiego sicura e gratificante, nell’ottica di scoraggiare qualsiasi caduta nell’illegalità; dare alle donne tutti gli strumenti necessari al fine di costruirsi la professione di competenti guide turistiche della Vallata, che accompagneranno gruppi di turisti nei luoghi simbolici: La Verna, Eremo di Camaldoli, Montagne del Casentino, sentieri delle Vecchie Vie, Lanificio di Stia etc; restituire al territorio ospitante una risorsa preziosa al fine della sua valorizzazione e promozione in
tutto il mondo: la formazione di guide turistiche in grado di comunicare con utenza anglofona e francofona.
Il progetto prevede la creazione di un network tra gli enti pubblici e privati che si occupano attivamente di turismo montano e promozione del Casentino e la successiva divulgazione sui media locali dell’iniziativa. Saranno le cooperative e associazioni locali del settore turistico che si occuperanno della formazione delle future guide, simulando anche escursioni e visite nei luoghi di interesse.e di rilasciare i titoli professionali. Tahomà si occuperà specificamente di selezionare le beneficiarie, che prenderanno parte all’iniziale formazione e che poi accompagneranno i turisti. La selezione procederà contattando le rappresentanze di tutti i CAS e SPRAR del territorio e terrà conto dei seguenti requisiti: buona padronanza dell’italiano scritto e parlato, volontà nel prendere parte al progetto. (Chi fosse interessato a prendere parte, ma non fosse in possesso di una buona conoscenza dell’italiano, può frequentare un corso di lingua organizzato da Tahomà). Le donne selezionate verranno poi convocate da Tahomà per una serie di incontri conoscitivi ed introduttivi al progetto, in cui si sottoscrive e conferma l’impegno che esse prendono nei confronti dell’iniziativa. L’associazione mette inoltre a disposizione il mezzo di trasporto per le trasferte nei luoghi di interesse.
PROGETTO SAI MSNA 1720 del Comune di Bibbiena
Il progetto SAI MSNA del Comune di Bibbiena n. 1720 prevede l’accoglienza di n. 18 beneficiari di sesso maschile di età compresa tra 16 e 21 anni, in gruppi appartamento per l’autonomia in base alla vigente normativa regionale.
Tahoma’ A.p.s. ne rappresenta l’ente attuatore, di concerto con Oxfam Italia Intercultura, all’interno della RTI “NEXT”.
Il progetto prevede una presa in carico e gestione a tutto tondo dei giovani beneficiari, collocati in diversi appartamenti all’interno del Comune. Il progetto è volto a porre, nei giovani MSNA, le basi per una futura autonomia e facilitare la loro transizione verso l'età adulta ed il mondo del lavoro.
Sin dal loro arrivo, i minori vengono presi in carico dall'equipe sotto tutti i profili, da quelli sociali a quelli sanitari (assistenza generica e specifica), psicologici (servizio psicoterapeutico specialistico interno) e legali (per il disbrigo di tutte le pratiche inerenti aspetti legali) e con essi viene costruito un vero e proprio percorso verso l’età adulta.
Orto Sociale
L’Orto sociale è un’iniziativa che nasce dalla necessità di rafforzare il contatto tra i migranti richiedenti asilo e la terra che dà loro ospitalità. Un rafforzamento che passa attraverso l’attività più autentica di relazione con la terra: l’agricoltura e la coltivazione di piante edibili.
Il progetto parte dalla considerazione che i migranti vengono a cercare un Paese dove non solo il cibo, ma la legalità sia alla base della pace sociale e della condivisione. Da aggiungere a questo è anche la passione che molti ragazzi ospitati dimostrano per l’agricoltura: buona parte di loro dichiara di essere stato agricoltore o di aver fatto lavori nei campi coltivati.
Tahomà mette a disposizione un appezzamento di terreno sito a Bibbiena,in cui tutti possono venire a piantare, coltivare specialità autoctone o esotiche e soprattutto condividere esperienze e competenze. L’orto è facilmente raggiungibile, per cui a tutti è concessa l’opportunità di andarci, in qualsiasi momento, ed è gestito da un numero ristretto di responsabili, individuati proprio grazie alla loro inclinazione e passione nel curare la terra.
Ma cosa si coltiva nell’orto sociale? pomodori di varie specie, melanzane, peperoni, insalata, zucchine, patate, karkadé, arachidi e erbe aromatiche.
Mai più estranee
Progetto realizzato grazie al contributo della Regione Toscana - Progetto di orientamento socio-sanitario rivolto alle donne straniere residenti in Casentino
Il progetto si pone l’obiettivo di far sì che le donne straniere residenti in Casentino (AR) possano aver accesso ai servizi sanitari ospedalieri in maniera consuetudinaria; preciso obiettivo di tale progetto è la diminuzione dei costi della medicina di urgenza e la possibilità di attuare un monitoraggio continuo delle malattie grazie ad una prevenzione specifica, attiva e consapevole.
Lo scopo del progetto è quello di raggiungere un generale miglioramento delle condizioni di salute delle donne straniere grazie ad un’aumentata consapevolezza delle malattie, della prevenzione e della cura.L’idea nasce dalla constatazione che a livello locale e provinciale si verifica un accesso improprio ai servizi sanitari di urgenza (come il pronto soccorso) e soprattutto si registra una mancanza di informazioni relative all’igiene e alla prevenzione di malattie, in particolare infettive. La tendenza ad un utilizzo non adeguato della proposta sanitaria interessa soprattutto la popolazione straniera femminile, in particolare per quanto riguarda la sfera della salute materna, riproduttiva, dei bambini e, non da ultima, la violenza domestica. Nello specifico, la condizione delle donne straniere residenti nel territorio si rivela essere critica, non solo socialmente, ma anche e soprattutto a livello di indicatori di salute: sono infatti le straniere a soffrire maggiormente di problemi quali parto prematuro e basso peso alla nascita, e a ricorrere in percentuale maggiore alle interruzioni volontarie di gravidanza. A questo disagio è opportuno far fronte immediatamente attraverso modalità ben precise, che investano competenze e tempo nel formare le stesse donne e nel portarle a conoscenza della prevenzione.
Tahomà vuole: Porsi come luogo fisico di incontro tra donne appartenenti alle comunità straniere del territorio casentinese. Offrire alle donne straniere una formazione che potrà renderle più consapevoli ed in grado di raggiungere una propria autonomia nell’accesso ai servizi sanitari. Creare, con e per la ASL del territorio, un valido punto di riferimento per problemi di mediazione linguistica e culturale nel rapporto medico-paziente. Formare delle mediatrici culturali precedentemente individuate durante ifocus group. Ripetere i cicli di incontri formativi per permettere un confronto anche con le nuove utenze straniere da poco stabilitesi sul territorio.
Durante tutto il ciclo dei focus group alle donne partecipanti verrà comunicato che le operatrici potranno essere disponibili per un aiuto integrativo. All’inizio della formazione verrà fatta una presentazione ufficiale dello Sportello d’ascolto e si illustreranno i servizi che questo offre: accompagnamento ai presidi sanitari, aiuto nella prenotazione di esami, mediazione, consulenza legale gratuita. Il fine dello sportello è quello di permettere alle donne di andare oltre la diffidenza verso il medico e oltre la propria interpretazione della patologia (spesso influenzata da credenze e tradizioni).
Il progetto mira a raggiungere, in qualità di beneficiario indiretto, anche le ASL. A causa del recente e consistente fenomeno migratorio infatti, il personale medico delle aziende sanitarie locali, si è trovato a fronteggiare situazioni problematiche dovute a barriere linguistiche, culturali e diffidenze dovute ad approcci alla medicina completamente distanti. Gli operatori dell’associazione Tahomà, durante gli accompagnamenti dei richiedenti asilo ospitati presso i propri CAS alle visite mediche, hanno riscontrato difficoltà di comunicazione con il personale delle ASL. La difficoltà risiede, in primis, nell’incontrare visioni del corpo, della salute e del senso della cura molto distanti dall’approccio medico occidentale. A tale proposito Tahomà individua un possibile aiuto alla ASL nella figura del mediatore culturale che sarà di sesso femminile e che faciliterà ai pazienti stranieri la comprensione del sistema sanitario e fortificherà la loro fiducia verso il personale medico (che, ad oggi, riscontra enormi difficoltà nel dialogare coi pazienti stranieri).
L'integrazione vien mangiando
Si tratta di un progetto che ha come finalità il rafforzamento del legame sociale tra richiedenti asilo ospitati da Tahomà e la comunità autoctona del Casentino, attraverso la condivisione di tradizioni culinarie, di competenze in cucina, del cibo in tutte le sue declinazioni.
L’idea nasce dalla caratteristica del modello di accoglienza diffusa per cui da un lato riesce a rendere indipendenti i richiedenti asilo sul territorio, evitando la ghettizzazione e anzi, promuovendo il contatto diretto con la comunità locale. Ciò che rimane escluso dai principi dell’accoglienza diffusa è però l’importanza della conoscenza del territorio e delle tradizioni attraverso molteplici esperienze; Tahomà ha individuato infatti nella condivisione di sapori e nella conoscenza della cucina quella più significativa ai fini di una sensata inclusione sociale. Ciò permetterebbe ai richiedenti asilo un avvicinamento alla terra che li ospita ed indurrebbe all’utilizzo di materie prime che non sapevano cucinare. L’appartenenza ad un luogo si conquista anche attraverso profumi, sapori e materie prime. I richiedenti asilo vengono da paesi lontani, dove, non solo crescono ortaggi e frutti differenti, ma anche con stagionalità differenti. L’adattamento ad un nuovo paese significa anche comprendere come funziona il ciclo delle stagioni e ciò che si può trovare durante ognuna di esse. A ciò viene indissolubilmente legato il fattore economico; gli stranieri infatti, utilizzano materie prime nella loro cucina che spesso sono fuori stagione e dunque notevolmente più care, oppure ricercano esclusivamente materie prime importate dai loro paesi ed anche in quel caso necessariamente più costose.
La finalità del progetto riguarda la partecipazione attiva e l’integrazione anche dal punto di vista di quella parte della comunità locale che sarebbe maggiormente coinvolta: la popolazione anziana del Casentino. In questo caso, le donne anziane del luogo potrebbero non solo sfruttare le loro capacità e conoscenze culinarie da trasferire ai giovani stranieri (diventando esse stesse la parte vitale del progetto), ma anche prendere parte attivamente a un’esperienza aggregativa del tutto nuova, in grado di scardinare falsi stereotipi e costruire nuovi rapporti solidali.
Attraverso dei corsi di cucina tenuti dalle signore, i richiedenti asilo potrebbero imparare a conoscere le materie prime, il loro utilizzo, i benefici che una cucina sana e antica potrebbe portare. Imparerebbero nuove ricette e dunque come sfruttare al meglio le stagionalità, potrebbero imparare la storia che si cela dietro ai tipici piatti del luogo, che sono il risultato di una conoscenza geopolitica del luogo in questione. Le anziane signore saranno nuovamente protagoniste, tramandando le tradizioni della cultura culinaria casentinese, in parte riappropriandosi di quell’importante ruolo di riferimento che hanno avuto per tutte le generazioni passate, ed in altra, lasciando in eredità ricette antiche e segreti per un’ infallibile valorizzazione di ogni ingrediente presente in cucina.
Nello specifico il progetto mira a promuovere tra i richiedenti asilo l’Educazione alimentare, e quindi a far sviluppare una sensibilità al riciclo del cibo e al risparmio economico. Si propone inoltre di raggiungere un adeguato sviluppo del senso di appartenenza al territorio ospitante una conoscenza autentica delle tradizioni e lo sviluppo di rapporti interpersonali in grado di rafforzare due gruppi sociali vulnerabili.
I partecipanti sono quattro ospiti dell’associazione Tahomà che seguiranno le lezioni di cucina tenute dalle cuoche invitate per il progetto. La selezione dei partecipanti seguirà criteri specifici: conoscenza della lingua italiana, desiderio di integrarsi e di imparare nuove realtà, passione per la cucina
Doposcuola Insieme
Il progetto vuole creare uno spazio extrascolastico di sostegno allo studio rivolto a tutti gli studenti che hanno difficoltà con la lingua italiana, principalmente perché figli di immigrati di madrelingua diversa da quella del contesto ospitante.
L'idea nasce dalla constatazione della difficoltà incontrata dai bambini e adolescenti, soprattutto stranieri o figli di immigrati, ad inserirsi efficacemente nella società e in prospettiva, nel mondo dell'università e del lavoro. Beneficiari indiretti del doposcuola saranno anche i genitori degli alunni, perchè vedranno alleggerito il loro carico di sostegno da fornire ai figli e potranno godere di un servizio gratuito, ma anche i compagni di classe degli alunni stranieri, che vedranno una progressiva parificazione del livello generale: i progressi tangibili raggiunti nel corso del progetto di Doposcuola infatti porterebbero ad un miglioramento generale del rendimento scolastico degli alunni stranieri e quindi ad una omogeneizzazione del livello di ogni classe coinvolta. L'Associazione Tahomà mette a disposizione sia il luogo di realizzazione del doposcuola, ovvero due aulee didattiche presso i propri uffici, che le risorse umane come volontari e operatori in possesso dell'adeguata formazione al fine della miglior riuscita del progetto. Il progetto si realizzerà nell’arco temporale di tre anni e attualmente Tahomà sta realizzando la prima fase in cui già è stata formata una prima classe di alunni del Doposcuola provenienti da diversi paesi.
Le lezioni, tenute dal personale dell’associazione, si svolgono tutti i martedì e i giovedì dalle 16:15 alle 18:15.
progetto sostenuto con i fondi 8x1000 della Chiesa Valdese
Accoglienza Migranti
Tahomà A.P.S. nasce nel 2016 per rispondere ad uno dei maggiori bisogni manifestati dal contesto casentinese degli ultimi anni: l’accoglienza e l’integrazione della crescente comunità di richiedenti asilo provenienti dall’Africa Occidentale. La comunità ospitante non trova infatti inizialmente strumenti adeguati per rivolgersi all’incontro con i nuovi arrivati. Tahomà ha iniziato a lavorare facendosi mediatore tra le incertezze della comunità locale e le direttive delle istituzioni, diventando un ponte di collegamento e di condivisione fra la popolazione casentinese e i richiedenti asilo. Allo stesso modo, i richiedenti asilo hanno necessità di essere seguiti passo passo durante il loro percorso intrapreso in Italia, per fargli conoscere la loro posizione e i loro diritti. (Permesso di Soggiorno, formazione legale, Questura e Prefettura, regolamenti da seguire, prospettive)
Il progetto di accoglienza migranti viene avviato nel Marzo del 2016, quando l’Associazione vince il bando indetto dalla Prefettura di Arezzo per accogliere migranti richiedenti asilo in territorio casentinese. Il modello adottato da Tahomà è quello regionale dell’accoglienza diffusa, per cui gli ospiti vengono da subito sistemati in appartamenti con capienza massima di otto persone, distribuiti su tutti il territorio casentinese. Ad oggi gli ospiti risiedono a Bibbiena, a Soci e a Partina.
Non solo accoglienza diffusa, ma anche integrata: che non si limita cioè all’ emergenzialità del fenomeno, ma che guarda oltre, anche agli aspetti duraturi e alle potenzialità future. Tahomà infatti promuove approfonditi corsi di italiano per i richiedenti asilo all’interno della propria sede e numerose attività di volontariato complementari. Ad oggi, tra i tanti successi raggiunti, si citano il conseguimento per alcuni ospiti della licenza media e del titolo professionale di Assistente di Base.
A spasso con Tahomà
A spasso con Tahomà è un progetto di sostegno in favore delle persone anziane che vuole scardinare falsi stereotipi sui migranti proponendo un servizio gratuito: un accompagnamento volontario nel fare la spesa al supermercato, in cui i richiedenti asilo aiutano concretamente prima, durante e dopo gli acquisti.
Più concretamente, Tahomà mette a disposizione un servizio gratuito in cui i richiedenti asilo ospitati nelle strutture accompagnano volontariamente le persone del luogo a fare la spesa al supermercato o al mercato. Gli operatori dell’Associazione si occupano di condurre il mezzo che trasporterà tutti a destinazione e che soprattutto riaccompagnerà a casa. I volontari vengono scelti perché padroni di un discreto italiano parlato, sensibili e soprattutto interessati a dare una mano a chi ha bisogno.
Il coinvolgimento dei richiedenti asilo non solo è volontario, ma nemmeno si limita al lavoro di portare il carrello e le buste pesanti: la loro presenza vuole essere anche una compagnia per la persona, un sostegno morale, una nuova conoscenza con cui condividere pensieri e interagire, il tutto durante una delle attività più comuni della routine: la spesa.
Sia gli operatori che i ragazzi volontari indossano una divisa ben riconoscibile, e sono muniti di badge con il nominativo. Tahomà crede fortemente nella visibilità di questo progetto, soprattutto per trasmettere fiducia e sicurezza nei confronti di chi vi prende parte.